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Anche questo spazio, come altri si ferma qui, credo che le parole, sopratutto le mie non siano adesso in grado di raccontare nulla come diceva Pound ho scritto paradiso ma non si è mosso niente. Da tempo cercavo un altro tipo di definizione, un altro tipo di segno che nessun sistema virtuale può contenere . A risentirci se avrò voglia da ” un autunno francese”
Un caro saluto

Ringrazio sentitamente gli amici del Montano per la segnalazione di Appunti di un falegname senza amici

Così per amor di cronaca sono mesi che state parlando con la mia posta indesiderata…state bene…

Quando dipingo non faccio altro che una scrittura torrenziale interrotta da lacune disordinate . Come Fernando sono “per metà sonnambulo e per metà nulla”.
Dipingo la caducità insoddisfatta ogni goccia é solo un libro che finisce. Le parole frammentate le nutro di colore, quando dipingo mi confesso e quando scrivo espio. Una materia scomposta e multiforme del mio diario inquieto . Cerco nella tela un congedo dai miei convenevoli, in qualche modo se dipingo mi invento, prendo forma e mi restituisco alla sua distruzione . La pittura é una diagnosi di una follia che la scrittura tenta solo di placare. Smetto solo dipingendo di essere aderente al creatore a cui scrivendo parlo.

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Arturo é un cane che non riporta la palla, si chiamava così anche il terzo marito di mia zia fumava i toscani, cosa implicita nel nome, attaccava terrificanti pezze sulla letteratura russa che allora mi faceva cagare, e adesso solo quasi. C’è un bimbo simpatico che si chiama Gianni (poveretto) che sta cercando di convincermi a giocare con una mucca di plastica. Penso sia ora di fare due passi…
Una signora sui 70 quest’anno non fa tutto il mese, perché deve aiutare il nipote a fare non so cosa, ma so che si chiama Alberto che ha una moglie capricciosa e che il maschio più piccolo é stato rimandato
Mangio un gelatino così a metà mattina tanto mica faccio il bagno finché non passa un’altra oretta, dai mammina e accende la quarta sigaretta che poi la spegne nella sabbia e me sta sui maroni. Non riesco a ricordare quando non avevo la fissa che mi si insabbiasse il cellulare credo fosse ancora il tempo della pista, delle biglie coi ciclisti, qui adesso suona tutto gli intorti per la sera, dove si mangia il fritto che io non digerisco e l’altro molla un rutto…piacciono sempre le conchiglie quelle fatte a lumichina, il secchiello coi granchietti quelli che ci ha preso il nonno che guarderemo tra 30 anni nella memoria digitale che poi é una stronzata non lasciare a una foto il suo venire male

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Il desiderio intelligente ê quello che costruisce sempre sistemi per immaginarsi

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L’affollamento il più grande rischio di attaccarsi ai vivi, questo non é amore ma ricevere messaggi da una mano che scrive di te, é riservarsi un posto senza avere prenotato a uno spettacolo dove assisto escludendomi. Ci sono amori, ma anche attrazioni che sono solo magnetismo o solo scrittura da una distanza interminabile

Come istanti che riflettono tutto il vuoto e il pieno della carta, tutti i tentativi vani di rimanere intero ad asciugarti e questo bussare alla tua porta sapere che non ê mio questo spalancarsi ,perché tu non appartenevi soltanto, in qualche punto: coincidevi. Cosa è scrivere se non passare sopra le confessioni, se non transitare al volo su qualcosa che dentro resiste anche le mie parole danno le spalle, le righe si guardano in giro, il più grande pregio di una penna é quello di essere insaputa o come la tua lingua: vorace di umori sempre in fila. Poi lo sai che mi fa senso chi alza la mano dal foglio, chi perde lo slancio, ma questo é un problema che ancora non conosci il desiderio lo esaurisci in un fiato e lo rigetti nell’aria poco dopo

Ho chiuso un giovedì con 7 euro e 50 e tu mi gocciolavi tra le gambe per ricordarmi il niente, eravamo distratti come rospi, verdolini per qualche malattia e lettere a Theo alla pagina sbagliata.
Si doveva fare un reso e così avremmo smesso di tremare” non gettate oggetti dai finestrini” è cosi poco per scrivere romanzi.
Vorrei stare di traverso sopra un cemento qualsiasi a gridare occupato e scriverti: vieni sul retro sgualcito di una manica lunga.
Adesso che abbiamo solo stivali più vecchi di un quarto d’ora, rimaniamo in bagno tra il vapore e i capelli perduti, nei mezzo busto graffiati come mappe per trovarsi. C’è il tuo odore che annulla quest’alibi di ferro in cui mi sono nascosto per sembrare imperfetto… e questo Dio dai sogni ingiusti che ci replica a monologhi infettandoci scompone la nostra fine, nei pomeriggi dove ci è solo sembrato di trovare parole per non morire di fretta.
Ed ora che ho 27 ore di distanza dalla tua lingua ti indosso a rovescio e ti porterò fiori migliori di questi per scordare i cani e le domeniche e tutti gli anni che cominciano a volare.
Noi assomigliamo a un palazzo ci accontentiamo dei muri capovolti sul finale , con i nostri istanti da balcone e gli umori da stuoino. Congratulazioni a chi ci sta di fronte e qualche s’ da basso a passi svelti per l’uscita.
Sì di corsa, perchè ogni qualcosa ha i suoi difetti, noi battiamo i denti solo per assistere a tutto quello che nei treni si spegne.
Abbiamo un sospeso di avverbi, ma per girarsi di spalle servono le virgole e gli adagio di ogni partitura. E sono così difficili le stanze di Aprile coi versi dispari e i rumori d’occasione, si coprono le parole già stanche del viaggio e noi tra le dita ci si ripara alla meglio.Ricordati di guardare all’angolo corto di ogni incontro, quello dove ancora non servono i cassetti, dove ci si stiva per metà, dove tutto è tiepido per sempre e ogni squillo un motivo per saperti felice.
Non è sai come sbrigarsi a vivere, solo questo essere ingenui passa in un secondo, malfermi di purtroppo, tutti presi a rotolare…ed io che conservo ancora un dicembre assoluto ti prevedo per poterti rivedere, frase corta in anteprima.
In tutto le volte che ci siamo addormentati senza scriverci sul corpo, ne mangiarci addosso come orizzonti mobili nell’approdo di ogni desiderio, sulle radici dove si colma la storia di questo tempo quieto.
ed io ho ancora fame quando ti si chiude la voce, è questo di te l’ultimo cielo che vedo, scintilla di ogni diversamente, oggi non si corre si muore più morbidi.